Il campo IDP, per sfollati interni, che ospita oltre 54.000 civili ad Abiy Addi, nel Tigray centrale, secondo fonti locali è gravemente colpito dalla scarsità di cibo e medicinali.
Sono 54.000 le persone presenti in questo campo, sfollate dalla guerra genocida perdurata per 2 anni, iniziata il 4 novembre 2020. Oggi per le stime ONU sarebbero 13 milioni le persone in Tigray, stato regionale del nord Etiopia e nelle regioni limitrofe, Amhara e Afar, a dipendere dal supporto umanitario.
Welday G/Maryam, capo ufficio per gli affari sociali della città di Abiy Addi, ha dichiarato che un numero enorme di sfollati provenienti da più zone del Tigray ed ospitati oggi ad Abiy Addi, circa a 100km da Mekelle, soffre di fame e di problemi di salute.
Welday ha aggiunto che queste persone che risiedono in scuole e collegi, si trovano a dover cercare di sopravvivere in mancanza di supporto umanitario e con carenza di farmaci. In città è presente un solo ospedale ed una clinica con scarse forniture sanitarie.
Il campo IDP, per sfollati interni, che ospita oltre 54.000 civili ad Abiy Addi, nel Tigray centrale, secondo fonti locali è gravemente colpito dalla scarsità di cibo e medicinali.
Sono 54.000 le persone presenti in questo campo, sfollate dalla guerra genocida perdurata per 2 anni, iniziata il 4 novembre 2020. Oggi per le stime ONU sarebbero 13 milioni le persone in Tigray, stato regionale del nord Etiopia e nelle regioni limitrofe, Amhara e Afar, a dipendere dal supporto umanitario.
Welday G/Maryam, capo ufficio per gli affari sociali della città di Abiy Addi, ha dichiarato che un numero enorme di sfollati provenienti da più zone del Tigray ed ospitati oggi ad Abiy Addi, circa a 100km da Mekelle, soffre di fame e di problemi di salute.
Welday ha aggiunto che queste persone che risiedono in scuole e collegi, si trovano a dover cercare di sopravvivere in mancanza di supporto umanitario e con carenza di farmaci. In città è presente un solo ospedale ed una clinica con scarse forniture sanitarie.
Altre foto immortalano camion che espongono la scritta “Game Over ከምዚ ኢና” prendendosi gioco dei tigrini a cui hanno inferto atrocità e abusi sistematici, a donne e bambini fin dall’inizio della guerra genocida.
Ad oggi non ci sono stati report ufficiali del team preposto dall’Unione Africana, confutati e confermati per cui le truppe si siano davvero ritirate. Alcuni osservatori hanno il timore che parte dell’esercito eritreo che ha invaso dal novembre 2020 il Tigray, si possa trasferire in altre aree più periferiche rispetto ai centri città.
Il report di Ethiopia Food Cluster dell’11 gennaio 2023 porta alla luce che diverse aree sono ancora isolate e bloccate agli aiuti umanitari.
L’osservatore Duke Burbridge, con esperienza pazzata nel comparto umanitario, ha confutato i dati, mettendo in luce le gravi criticità e chiudendo con un appello.
“Nel Tigray, 1,32 milioni di persone sono rimaste senza assistenza alimentare urgente per mesi nel Tigray. Di questi, 1,3 milioni (98 %) si trovano in tre zone (ovest, nordovest, centro), che sono tutte territorio detenuto dal governo federale.
Tendo a concentrarmi sull’interruzione della risposta umanitaria, ma non sono tutte cattive notizie. Continuano a essere compiuti progressi nell’ampliamento dell’accesso nella zona nord-ovest e le aree che sono rimaste nelle mani di TDF – Tigray Defence Forces vengono sbloccate. Grazie Dio.”
Le Nazioni Unite hanno affermato che alla fine di dicembre 20 organizzazioni avevano consegnato più di 100.000 tonnellate di cibo e più di dieci tonnellate di articoli non alimentari al Tigray, comprese le forniture mediche.
Secondo l’ultimo rapporto dell’UNOCHA, la distribuzione di aiuti umanitari alle comunità colpite è in corso “ove possibile”. e “si stanno valutando gli sforzi per fornire assistenza in aree difficili da raggiungere come Adiet, Asgede, Hitsats, Neadier, Mai-Tsebri/Tselemti e Zana, dove le condizioni umanitarie sono disastrose”. Alcuni partner hanno già avviato operazioni umanitarie in alcune di queste aree, tra cui Asgede e Zana, così come a Shiraro e Tahitay Adiabo, hanno affermato le Nazioni Unite.
Duke continua:
“L’accesso è ancora bloccato nella zona centrale, ma il volume di distribuzione in quella zona è rimasto al 50% del fabbisogno per la seconda settimana consecutiva, il che è un progresso. Ma non dovrebbero esserci distretti nel Tigray ancora bloccati. Questa è una chiara violazione dell’ Accordo di Pretoria.
L’esercito eritreo si rifiuta ancora di consentire aiuti a Irob e in altre aree della zona orientale. I civili dovrebbero sconfinare perché i camion degli aiuti sono bloccati.
Irob è bloccata. Zalambessa è bloccata. Metà della Zona Centrale è bloccata.”
Concludendo:
“Il WFP – World Food Programme e altri partner nel Tigray non possono togliere l’assedio. Ciò richiede una pressione internazionale, che il Dipartimento di Stato americano dovrebbe guidare. Si smetta di chiedere alle famiglie tigrine di morire di fame in pace.”
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia