L’Eritrea si è fatta protagonista dell’attacco aereo bombardando Adi Dairo e massacrando civili oltre i suoi confini, nello stato regionale del Tigray, Etiopia.
AGGIORNAMENTO delle 11.56AM del 30 Settembre 2022: l’ attacco aereo ad Adi Dairo che precedentemente era stato imputato all’Eritrea, Ethiopia Current Issues Fact Check lo ha rivendicato come azione della difesa etiope:
“Di recente, l’Aeronautica Militare etiope è intervenuta prendendo di mira le posizioni delle attrezzature militari e degli arsenali del TPLF ad Adi Daero, nella regione del Tigray.“
Nel bombardamento sono state uccise 6 persone ferendone 19, hanno affermato a Bloomberg due funzionari umanitari con conoscenza diretta degli eventi.
L’attacco ha distrutto case e preso come target in maniera indiscriminata i civili, adulti e bambini: attacco avvenuto il 27 settembre, nel giorno di Meskel. Meskel in amarico, la lingua nazionale etiope significa croce; è la festa dalle chiese ortodosse etiopi ed eritree che commemorano la scoperta della vera croce di Gesù ritrovata dall’imperatrice romana Elena.
Lo specialista OSINT/Geolocalizzazione Matt Williams conferma che le riprese video delle conseguenze del bombardamento aereo di Adi Dairo sono autentiche.
Questo attacco si inserisce nel contesto del nuovo fronte di guerra iniziato alla fine di agosto 2022, il 24, anche se avvisaglie, segnali di scontri ed attacchi eritrei denunciati dalle forze tigrine, erano già arrivati il 15 agosto.
Infatti un operatore umanitario senior della città di Shire ha testimoniato recentemente alla BBC che, dal 1 settembre, circa 210.000 persone sono fuggite dalla città di Shiraro proprio per mettersi in salvo dagli attacchi della prima linea di guerra in direzione di Shire. Tra di loro c’erano 45.000 rifugiati interni.
Il testimone ha aggiunto che secondo le persone fuggite da Shiraro, l’ospedale Maiani era nelle mani delle forze governative eritree ed etiopi.
Approfondimenti:
- Etiopia, coinvolgimento dell’Eritrea nel nuovo fronte di guerra in Tigray
- Etiopia, nuovo scontro tra le forze governative ed eritree contro le forze di difesa del Tigray
Presenza ed attività di offesa bellica dell’Eritrea che erano state denunciate il 20 settembre dal portavoce tigrino Getachew Reda:
“Le forze eritree hanno lanciato oggi un’offensiva su vasta scala su tutti i fronti, da Tekeze fino a Irob. Pesanti combattimenti a May Kuhli, Zban Gedena, AdiAwala, Rama, Tserona e Zalambessa. Il comando orientale di AbiyAhmed, elementi significativi del comando nord-occidentale e anche tre divisioni di commando sono state schierate insieme alle forze eritree. Anche migliaia di forze speciali di Amhara e milizie Fano si sono unite all’offensiva. L’Eritrea sta schierando il suo intero esercito e riservisti. Le nostre forze stanno eroicamente difendendo le loro posizioni. #TigrayWillPrevail !”
C’è chi ha confutato e confermato il coinvolgimento in prima linea dell’Eritrea attraverso immagini satellitari.
Christiaan Triebert, analista e visual investigation per il New York Times, il 28 settembre via Twitter condivide una serie di immagini satellitari poi ripubblicate anche dalla BBC
Le immagini satellitari Maxar rivelano una pesante attività militare. Le immagine sono del 26 settembre e mostrano truppe in formazione e 4 carri armati nella città di Shiraro nella regione del Tigray, che secondo quanto riferito da diverse fonti è stata presa dalle forze etiopi/federali eritree.
In altre foto satellitari sempre lo stesso giorno, è visibile anche l’artiglieria rimorchiata in posizione di tiro.
Foto satellitari del 19 settembre, un giorno prima dell’inizio di un nuovo fronte offensivo eritreo, mostra il dispiegamento di armi pesanti a Serha, in Eritrea, vicino al confine col Tigray e controllata dalle forze tigrine: carri armati principali (immagine 4), auto – obici a propulsione (5) e una batteria di cannoni da campo M-46 (6).
Queste altre foto sat. Di Maxar mostrano sospette truppe in formazione che entrano o escono da un complesso noto come Ospedale Maiani (ማያኒ ሆስፒታል) alla periferia orientale di Shiraro.
Conferma del fatto che il 16 settembre, Stalin Gebreselassie, giornalista di Zara Media, ha riferito che l’ENDF ed i suoi alleati stavano usando l’ospedale Maiani (link servizio completo) di Sheraro come campo militare, in palese violazione delle leggi internazionali.
L’ ospedale a Sheraro, inaugurato nel 2014, dava assistenza a 100.000 persone: uno dei tanti ospedali (l’80% di tutta l’infrastruttura sanitaria regionale) prima di essere saccheggiato, distrutto o occupato dalle forze eritree. Google Maps
L’ospedale era stato dotato di tecnologie mediche all’avanguardia grazie al generoso sostegno di Mario Maiani, filantropo italiano. Purtroppo, le forze eritree ed etiopi lo avevano già saccheggiato e distrutto nel 2020/21
Questo si inserisce nel contesto in cui l’assedio ed il confinamento dello stato regionale del Tigray è arrivato 700 giorni.
Assedio per volontà politiche che significa blocco elettrico, blocco dei conti correnti, blocco dei canali di comunicazione telefono e internet.
Servizi di base negati per oltre 6 milioni di tigrini e politicizzati dal governo centrale etiope: usati come moneta di scambio per avviare una tregua, un cessate il fuoco, forse preludio di negoziati di pace.
La chiusura di Internet di oltre due anni è tra le chiusure più lunghe al mondo, reprimendo le comunicazioni e le imprese.
La comunità internazionale continua a dibattere e a prolungare il conflitto diplomatico.
UNSC – United Nation Security Council
Il 2 settembre l’Irlanda, insieme ad Albania, Francia, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti, ha chiesto che si tenesse un incontro sull’Etiopia come briefing aperto alla luce della ripresa dei combattimenti nel Paese dal 24 agosto. Il formato aperto dell’incontro è stato rifiutato dai membri dell’A3 (Gabon, Ghana e Kenya), apparentemente su richiesta dell’Etiopia, risultante in una riunione IID (riunione a porte chiusa senza produzione di record di riunione).
Mercoledì 28 settembre i membri del UNSC – Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno tenuto un dialogo interattivo informale (IID – a porte chiuse) sulla situazione in Etiopia. L’incontro è stato gestito dalla Francia, dal Presidente del Consiglio di settembre e da Hanna Serwaa Tetteh, inviata speciale delle Nazioni Unite per il Corno d’Africa che ha condotto il briefing.
Gli Stati Uniti, secondo News24.com, prendono atto del ruolo centrale dell’Eritrea nella ripresa dei combattimenti in Tigray e invitano Asmara a “ritirarsi immediatamente al confine”.
Degno di nota è che durante un’audizione al Senato degli Stati Uniti sull’efficacia delle sanzioni contro la Russia, il senatore Menendez ha messo in dubbio l’assenza di sanzioni statunitensi simili contro individui noti per aver commesso gravi violazioni dei diritti umani in Etiopia e nel Tigray.
La Norvegia annuncia che continuerà a spingere l’UNSC – United Nation Security Council per un’azione in Tigray, affermando che non esiste una soluzione militare al conflitto. La Norvegia ha affermato l’urgente necessità di un cessate il fuoco e ancora una volta ha condannato l’inaccettabile blocco degli aiuti umanitari.
L’Irlanda afferma che gli aiuti umanitari non possono essere uno strumento di negoziazione per la pace.
Il Belgio e la FAO – Food and Agriculture Organization stanno collaborando per fornire agli agricoltori del Tigray i semi e i fertilizzanti necessari per sfruttare la stagione Meher, la più importante per gli agricoltori della regione.
Il 29 settembre la UE dichiara di essere allarmata per l’accesso umanitario “totalmente bloccato” nel Tigray e “gravemente ostacolato” nelle aree colpite ad Amhara, Afar.
La dichiarazione dell’ Uione Europea è arrivata il giorno dopo che l’USAID ha affermato di aver classificato “L’Etiopia settentrionale” come “uno dei luoghi più pericolosi al mondo per gli operatori umanitari che rischiano la vita per proteggere le persone bisognose”.
“L’Etiopia settentrionale” come “uno dei luoghi più pericolosi al mondo per gli operatori umanitari che rischiano la vita per proteggere le persone bisognose”.
In Italia invece il nuovo governo di Giorgia Meloni è già sotto i riflettori di HRW – Human Rights Watch che lo richiama all’attenzione attraverso l’appello di Giulia Tranchina: deve puntare per una governance in nome della tutela dei diritti umani in egual maniera per tutte le comunità e gruppi sociali, senza distinzioni.
Su Focus On Africa il 28 settembre abbiamo lanciato l’appello per dar voce alla società civile ed alla comunità tigrina che chiedono verità e giustizia per il Tigray: diaspora che con le sue manifestazioni e richieste è inascoltata da 23 mesi. Appello per chiedere trasparenza e posizione, azioni realizzate o in essere dei leader di governo (presente e precedente) verso il Tigray.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia