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Etiopia, nuovo scontro tra le forze governative ed eritree contro le forze di difesa del Tigray

01/09/22 by Davide Tommasin

Le forze governative etiopi ed eritree hanno lanciato un attacco in Tigray, stato regionale settentrionale dell’Etiopia. Questo nuova fronte a quanto dichiarato dal governo del Tigray, sarebbe iniziato alle 4:30 del primo settembre 2022.

Un portavoce militare del Tigray ha dichiarato nel comunicato che le forze federali hanno preso di mira il TDF Tigray Defence Forces, poiché una dichiarazione del governo ha incolpato le forze di difesa tigrina per la ripresa dei combattimenti.

L’agenzia Reuters che ha condiviso la notizia, non è stata in grado di verificare in modo indipendente le dichiarazioni di nessuna delle parti.

“Il nemico, avendo già trasferito una massiccia forza in Eritrea, ha ora iniziato una campagna congiunta con la forza d’invasione straniera dell’Eritrea”, ha dichiarato il comando militare del Tigray, aggiungendo che la città di Adybayo è stata attaccata da quattro direzioni e si stava combattendo anche sul fronte meridionale.

Precedentemente, alle 6:49 del 1 settembre 2022 è stato lanciato il messaggio dal portavoce tigrino Getachew Reda via social:

“Le forze di Abiy Ahmed Ali e Isaias Afewerki hanno lanciato questa mattina una massiccia offensiva su quattro fronti nell’arrea di Adyabyo del Tigray nord occidentale!

Le forze nemiche stanno attaccando da Fiqya Gebre ad Ademeyti; da Selamo a Sheraro; da Gobo Tsin’at a Irda Matheos e AdiAser; e pesanti bombardamenti da Afi Goshu. Le nostre valorose forze stanno difendendo le loro posizioni.”

Il governo etiope ha denunciato le forze tigrine di aver intensificato gli attacchi portando alla morte ed allo sfollamento di civili e distruzione di proprietà. Ha inoltre accusato il TPLF di aver deviato il materiale umanitario e gli aiuti alimentari destinati ai tigrini bisognosi di supporto ed affamati.

Nel comunicato governativo etiope non sono è stata data risposta riguardo all’attacco da parte del comparto militare etiope e degli alleati eritrei verso le forze di difesa tigrine.

Comunicato del governo etiope
Comunicato del governo etiope

Il portavoce del governo etiope Legesse Tulu non ha replicato e commentato a Reuters riguardo al numero di vittime e di sfollati. Il portavoce militare colonnello Getnet Adane e il portavoce del primo ministro, Billene Seyoum, non hanno risposto alle richieste di commento. Anche il ministro dell’Informazione eritreo Yemane Gebremeskel non ha risposto alle richieste di commento.

Questo nuovo fronte di guerra ha completamente arenato i potenziali tavoli di negoziazione per una risoluzione pacifica per mettere in salvo e tutelare milioni di vite innocenti. Nel contempo ha bloccato anche quella minima fonte di approvvigionamento di materiale umanitario che poteva venir consegnato in Tigray.

Un operatore umanitario ha testimoniato a Reuters che conducenti provenienti dalla zona di Shire hanno riferito di bombardamenti transfrontalieri mercoledì; ha aggiunto la testimonianza di una persona che ha dichiarato che i bombardamenti di artiglieria pesante nella città di Shiraro vicino al confine eritreo erano iniziati intorno alle 4:30 di giovedì.

Un capo della milizia nella città amhara di Gondar con contatti in prima linea nei combattimenti ha confermato che ci sono stati “pesanti bombardamenti dalla nostra parte” che avevano come target le trincee del Tigray intorno alla città di Shiraro, nella stessa area.

A continuato dichiarando che mercoledì l’esercito etiope si è scontrato con le forze di difesa del Tigray, e i combattenti feriti del governo sono stati curati a Humera, Tigray occidentale. Ha anche aggiunto che l’ospedale aveva ricevuto l’ordine di non accettare i pazienti civili.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato il governo etiope e il TPLF mercoledì per “fermare immediatamente le operazioni militari” e lavorare per porre fine al conflitto.

L’Eritrea ha inviato truppe nel Tigray per sostenere l’esercito etiope subito dopo lo scoppio dei combattimenti nel novembre 2020, sebbene entrambi i paesi abbiano pubblicamente negato la loro presenza per circa cinque mesi a causa delle accuse montate di stupri di gruppo, uccisioni di massa di civili e saccheggi sistematici.

Gli eritrei hanno negato le accuse.

A metà 2021 le truppe eritree ed etiopi si sono ritirate dalla maggior parte delle aree del Tigray.

A gennaio 2022 però, il presidente eritreo Isaias Afwerki ha dichiarato ai media di stato che le sue truppe sarebbero intervenute di nuovo se le forze del Tigray avessero attaccato l’Eritrea o minacciato la stabilità dell’Etiopia.

Il governo etiope ha dichiarato un cessate il fuoco a marzo, ma a maggio 2022 le forze eritree hanno sparato almeno 23 colpi contro Shiraro, uccidendo una ragazza di 14 anni e ferendo 18 persone, secondo un bollettino delle Nazioni Unite.

Per quell’episodio il portavoce del TPLF Getachew Reda aveva twittato:

“Come parte del loro disperato tentativo di aumentare la tensione e trascinarci in più azioni, hanno bombardato Sheraro il 28 e 29 maggio”

L’Eritrea non ha risposto alle richieste di commento in quel momento.

In tutto questo contesto, la definizione di guerra civile come definita da diversi osservatori e statisti non sembra essere più l’appellativo adatto: il conflitto dai risvolti etnici e genocidi scoppiato in Tigray bisognerebbe definirlo ormai come guerra regionale visto la confermata implicazione di forze militari non solo etiopi. Le truppe eritree infatti hanno invaso il territorio tigrino fin dall’inizio. Ma anche la Somalia si è fatta partecipe: conferma del ex presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo durante la cerimonia di passaggio di consegna con il nuovo presidente Hassan Sheikh Mohamud, ha confessato: è stata pianificazione ed invio da parte dell’intellignece somala (NISA – National Intelligence and Security Agency) ad inviare cadetti in Eritrea già nel 2019: erano stati informati che sarebbero stati preparati per una futura missione in Qatar, mentre migliaia nel novembre 2020 sono stati mandati al fronte in Tigray a morire per una guerra che non sapevano nemmeno di dover combattere. Altri sono morti prima, come confermato da media somali, lasciando la vita per le condizioni infernali dei luoghi e della vita militare in Eritrea.

Davide Tommasin
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