Nuovo attacco aereo per mezzo drone in Tigray, Etiopia: sotto attacco il Mekelle General Hospital.
La notizia arriva direttamente dal cardiochirirgo Kibrom Gebreselassie nonché Direttore Esecutivo dell’ Ayder Comprehensive Specialized Hospital. Lo comunica tramite un tweet per mezzo social alle 22:30 del 30 agosto 2022:
“Il Mekelle General Hospital è sotto attacco di droni!”
Non c’è ancora informazione precisa sul conteggio delle vittime e dei feriti, ma poco dopo, precisamente alle 23:08 aggiunge che è stato colpito anche un’area vicino ad un campo di accoglienza di sfollati interni:
“L’altra zona bombardata si trova vicino a un centro IDP intorno ad Hamiday. Stiamo aspettando le vittime.”
Alle 23:52 arriva anche la comunicazione del portavoce del TPLF Getachew Reda:
“Attacco notturno con drone in Mekelle. Nessun obiettivo militare concepibile! Mekelle Hospital tra i bersagli e almeno tre bombe sganciate. Abiy Ahmed sta facendo quello che sa fare meglio: uccidere bambini e civili innocenti.”
Alle 9:34 di oggi 31 agosto Kindeya Gebrehiwot, Ex Direttore dell’Università Mekelle e portavoce dell’ Ufficio Affari Esteri del Tigray segnala:
“L’attacco dei droni di ieri sera vicino all’ospedale Mekelle è un’altra prova della natura fascista del regime di Abiy Ahmed Ali – Di cosa ha bisogno di più la Comunità Internazionale per agire?”
La matrice dell’attacco è sempre la stessa, quella che anche il 26 agosto ha bombardato “target militari” colpendo un asilo ed un giardino d’infanzia massacrando civili innocenti, adulti e bambini.
Approfondimento: Etiopia, attacco aereo su asilo a Mekellé nella regione del Tigray
Da notare che come avvenuto per altre realtà umanitari, causa insicurezza dell’area, OperationRescue che forniva pasti ai bambini con gravi problemi di malnutrizione, causa attacco aereo, ha sospeso le attività.
Il mandante è sempre lo stesso, il governo federale etiope perché è l’unico attore con la forza militare che ha a disposizione la potenza di fuoco aerea.
Le modalità per ogni attacco aereo iniziati dal 4 novembre 2020, giorno di partenza della guerra etnica e genocida in Tigray, hanno un punto in comune: aree urbane e civili in nome della sicurezza nazionale per cercare di fermare i membri del TPLF ed i suoi sostenitori, dichiarati terroristi dal governo democratico di Abiy Ahmed Ali.
Mentre nel mondo i giornali internazionali pubblicano in prima pagina la notizia della morte di Gorbačëv, viene bombardato nuovamente il Tigray nel cuore della notte. Allo scoppio della guerra 22 mesi fa, dichiarata dal premier nobel per la pace una veloce “azione di polizia”, la spedizione militare nella notte del 3 novembre 2020 fu mentre il mondo era impegnato a seguire le elezioni presidenziali in America.
Colpire aree urbane e civili è l’altro punto in comune il target: il 26 agosto con l’attacco all’asilo sono state uccisi 17 persone tra adulti e bambini. Lo scorso 22 giugno 2021, in pieno giorno di mercato a Togoga, 64 morti.
Approfondimento: Etiopia, attacchi aerei droni con centinaia di morti tra i civili in Tigray
Per le modalità ed i trget colpiti, questi molteplici attacchi aerei, dovrebbero essere perseguiti come crimini di guerra.
Tutto questo si inserisce nel contesto della nuova offensiva partita il 24 agosto dopo 5 mesi di tregua. “Dopo 5 mesi di cessate il fuoco, alle 05.00 del mattino di oggi si è registrato l’inizio di un attacco sul confine meridionale della regione” come riportato dal portavoce del Tplf Getachew Reda nelle prime ore del mattino.
Un precedente segnale lo si ha avuto già il 15 agosto 2022 quando a Dedebit ci fu un altro attacco, negato dal governo centrale di esserne il mandante, confutato dalle forze tigrine invece come ennesimo affronto da parte delle forze govenrative.
Mentre la tregua umanitaria dichiarata dal governo centrale il 24 marzo è riuscita a far consegnare meno del 10% del materiale umanitario ai milioni di etiopi in Tigray bisognosi di supporto alimentare e sanitario: la regione è ancora confinata, isolata e le persone non possono accedere ai servizi di base ancora bloccati per volontà politica: senza elettricità, canali di comunicazione telefonica ed internet e conti bancari chiusi. Non sono valsi i molteplici appelli da parte di USA ed Europa per la loro riattivazione.
Questi attacchi aerei hanno distrutto anche uno degli ultimi ospedali della regione rimasti attivi: infatti già nei primi mesi di guerra del 2020 sono stati distrutti, saccheggiati e reso inagibile l’80% delle strutture sanitarie avvenuto tutto questo in totale blackout elettrico e comunicativo.
Oggi i negoziati di pace tardano ad arrivare, come anche un’azione decisa sia dall’Unione Africana, come realtà mediatrice tra governo etiope e TPLF. Dall’altra parte, la così detta comunità internazionale, o meglio USA ed Europa, che condivide comunicati e parole di preoccupazione ed appelli di cessate il fuoco, non smebra avere la forza, la volontà di fermare tutto questo martirio. L’Italia continnua a supportare il governo etiope con finanziamenti milionari in nome dello svilluppo e della cresita economica, ma poco o niente è stato il supporto per la tutela del diritto umanitario e delle vite per milioni di etiopi.
Oggi sono 13 milioni le persone tra Tigray e nel resto del nord Etiopia, nelle regioni vicine Amhara ed Afar, ad aver bisogno di supporto umanitario urgente, conseguenza del conflitto regionale. Visto il contesto attuale, continuano confinamento e assedio del Tigray e restano bloccati l’accesso agli aiuti umanitari ed ai media e giornalisti, come volontà del governo centrale.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia