Trieste. Per la toponomastica è Piazza Libertà, ma è diventata da anni Piazza del Mondo, crocevia di accoglienza e cure per le tante persone che arrivano dalla rotta balcanica: si trova di fronte alla stazione centrale dei treni all’entrata della città giuliana.
Questo luogo è solamente un brutto biglietto da visita per il Sindaco Roberto Dipiazza che ha recentemente intimato di far transennare e chiudere perché lede il decoro urbano.
“Se mi stanco di vedere quello che ho visto e che sto vedendo in Piazza Libertà, la faccio recintare… perché dormono, perché sporcano, perché fanno i bisogni… ‘nsomma, il signor questore mi ha spiegato che è tutta gente che chiede l’asilo politico per cui non puoi fargli niente perché non hanno documenti e non puoi fargli le multe eccetera eccetera. E allora ripeto, se andiamo avanti così la faccio recintare con le reti da cantiere… Divieto di accesso per problemi di caduta alberi e così abbiamo risolto il problema.”
La giornalista Alessandra Buccini ha portato le telecamere di Filorosso, trasmissione di approfondimento di Rai3, nella Piazza del Mondo per mettere in luce la problematica ed ha incontrato Lorena Fornasir.
Lorena, psicoterapeuta ma oggi, come ogni giorno da diversi anni, grazie anche ai volontari di Linea d’Ombra, dedica le sue giornate al supporto ed alle cure di queste persone che cercano aiuto e punti di riferimento.
Linea d’Ombra è una associazione che dal 2019 è nata per dare supporto e sostenere i migranti in transito: sia nelle tratte più dure della rotta balcanica, come la Bosnia, sia nel capoluogo giuliano.
Approfondimento: “Le istituzioni ci tollerano. Chi è in transito diventa invisibile”
La giornalista appena la incontra le chiede “Questa è piazza libertà, Lorena?” e lei assieme al suo inconfondibile trolley verde diretti verso l’inizio della giornata di assistenza, subito sottolinea:
“Questa è Piazza del Mondo, non Piazza Libertà. Dove si incrociano le genti di tutto il medio oriente, del nord Africa, anche dallo Yemen…” e subito si immerge tra le tante persone che sono in attesa di aiuto, che sia una medicazione, che sia una parola di conforto.
“Questi ragazzi, nonostante i sorrisi bellissimi, si portano dentro delle storie terribili. Molti di loro sono fuggiti da situazioni di guerra, traumi da respingimento, hanno il trauma molto spesso di aver perso i loro amici e compagni che sono morti nei fiumi o cadendo in una buca di dolina.”
La giornalista di Filorosso segue attentamente le prime cure della giornata che Lorena fornisce ai piedi di un ragazzo.
“Questa è un’infezione da giungla. Gli sto mettendo la crema… è un po’ antibiotica. Sono piccole ferite che se non disinfettate si possono propagare in tutto il corpo.”
Perché i piedi Lorana?
“Perché i piedi sono quelli che camminano, è grazie ai piedi che arrivano fino qua. Non puoi vincere nessun tipo di guerra se non hai le scarpe. Senza i piedi curati e senza le scarpe non possono prendere un treno.”
Un ragazzo di 17 anni racconta che:
“Ho camminato un anno e mezzo, senza mai prendere treni o macchine. Io vengo dall’ Afghanistan. Sono arrivato oggi qui in Italia. Voglio proseguire il viaggio ed arrivare in Svizzera.”
La giornalista gli domanda perché dei graffi sulla gamba.
“Scappavo di notte dalla polizia nei boschi e non vedevo nulla. Quello che ho sofferto in questo viaggio non me lo dimenticherò mai. Mi hanno derubato. La polizia croata mi picchiava con uno straccio per non farmi lasciare i segni. Mi hanno rotto la gamba. (mostra una foto dal cellulare di lui con la gamba ingessata ed in stampelle n.d.e.) Qui ero in Bosnia dopo che i croati mi avevano respinto.”
Questa è una delle tante testimonianze, delle tante storie, racconti, pezzi di vita di ogni persona che passa per Piazza del Mondo a Trieste.
Nei giorni successivi all’intimazione dichiarata dal Sindaco Dipiazza di alzare transenne e muri sono partite le vigilanze e i presidi da parte delle forze dell’ordine locali, della polizia con comparse anche di volanti della guardia di finanza. Un’attività di questo tipo, subito dopo l’intimazione del primo cittadino, si potrebbe definire intimidatoria visto che fino al giorno prima della sua dichiarazione nulla da parte dei volontari di Linea d’Ombra e dei migranti era cambiato.
Sono partite anche le prime sanzioni e multe da 100 euro a botta con motivazioni del tipo “Bivaccava sdraiato a terra creando disagio agli avventori della piazza”.
Queste sanzioni sono illegittime dal punto di vista giuridico, come motivato da Gianfranco Schiavone – ICS – Consorzio italiano di solidarietà, perché non tengono conto dello stato di necessità di queste persone.
Sanzioni e presidi per cercare di disperdere la folla dei migranti, per non farli più approdare in quell’unico luogo di cure e supporto: insomma, basta che non sostino e bivacchino più in quella piazza. Attività che il Sindaco si è sentito in dovere di mettere in atto per rispondere ad una parte di votanti triestini i quali, a detta sua, avrebbero richiesto di sanare la situazione di degrado urbano in quel luogo.
Sullo stesso piano dei presidi e delle sanzioni si possono inglobare anche le accuse rivolte a Lorena, al marito Gian Andrea Franchi e a Linea D’Ombra per le quali sono stati indagati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Tutti assolti perché il fatto non sussiste.
La stessa Lorena descrive le accuse come come “basata esclusivamente su basi politiche” e descrivendo la vicenda giudiziaria:
“Non c’erano prove nelle carte della nostra connivenza con attività criminali, come invece pensava la procura di Trieste. Confermo, quell’accusa nei nostri confronti e nei confronti di Linea d’Ombra, l’ong che abbiamo attivato da anni, era basata esclusivamente su basi politiche. L’aria generale nei confronti dei migranti e di Linea d’Ombra è pesante a Trieste, tra organi inquirenti e amministrazione comunale. Qui si usa il termine ‘riammissioni’ mentre si dovrebbe chiaramente parlare di ‘deportazioni’. Andare avanti dopo l’archiviazione? In realtà noi non ci siamo mai fermati in questi anni, neppure un giorno, ma è chiaro che la sentenza favorevole ci dia maggior impulso. Giustizia è fatta”
Vogliamo riportare alla memoria anche un altro esempio recente ed eclatante con stessa dinamica accusatoria di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” avvenuto per Andrea Costa, presidente dell’associazione Baobab Experience di Roma che lavora nello stesso ambito di Linea D’Ombra, Lorena e Gian Andrea. Stessa sentenza: assoluzione piena perché “il fatto non sussiste”.
Purtroppo la criticità che il Sindaco di Trieste vuol far passare come una tematica urbanistica e di decoro urbano è palesemente una questione umanitaria, di politiche sull’ accoglienza e per questo deve essere trattata come tale e con opportuni strumenti e sistemi politici amministrativi per tale tematica.
Le dichiarazioni del Sindaco Dipiazza alle domande telefoniche della giornalista di Filorosso, sottolineano bene il concetto che sono scelte politiche dettate dalla ricerca del consenso e non dalla volontà politica di risolvere realmente il problema:
“Lei sa che in questa Piazza Libertà si ritrovavano con questa associazione (Linea d’Ombra n.d.e.) che gli davano una mano, che li curano… però per la popolazione sa anche questo: per alcuni da fastidio. Purtroppo è così. Non possiamo entrare nella testa della gente. Uno è milanista, uno è interista.”
La giornalista Alessandra Buccini continua cercando di capire con domande lecite, il punto di vista del primo cittadino triestino:
“Lei ha parlato di bivacchi, ha parlato di recintare la piazza, sono state fatte multe a ragazzi che erano costretti a dormire per strada perché non avevano posto nei centri…”
Non fa in tempo a concludere che Roberto Dipiazza la blocca con un categorico:
“Lei mi sta provocando o vuole che le racconti la verità?” e dopo che la giornalista tenta di chiarire e chiedere spiegazioni, il sindaco talmente concitato prende l’occasione per chiudere bruscamente la telefonata senza dare diritto di replica, come solitamente avviene in un contesto democratico.
Il voler alzare muri e recinti, intimare di transennare aree o elargire sanzioni intimidatorie è voler lanciare un messaggio ben definito ovvero il voler distogliere l’attenzione dal reale problema. Significa che per convenienza e volontà politiche si vogliono rendere invisibili alla società pubblica quelle persone, come lo erano già prima di approdare nel porto sicuro di quella piazza, Piazza del Mondo. Luogo in cui, nonostante tutto e tutti, vengono ancora accolti ogni giorno e notte da Lorena e da tutti gli altri volontari e che invece altri lascerebbero volentieri in balie degli eventi con la scusa della gestione del decoro urbano.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia