Da ormai un anno sto seguendo la situazione in Tigray ed in Etiopia e la guerra iniziata il 4 novembre 2020 e che ha creato una crisi umanitaria in corso in un Tigray dai confini quasi totalmente chiusi e con gli aitui umanitari che entrano col conta gocce e i milioni di sfollati in Amhara ed Afar… senza contare le problematiche pregresse a quella data in Etiopia.
Avevo iniziato a pubblicare e condividere aggiornamenti su questo mio blog, poi sono entrato in collaborazione con Focus On Africa Magazine su invito della direttrice Antonella Napoli.
Di articoli personalmente ne ho scritti un po. Prima di me anche altri collaboratori, giornalisti di Focus on Africa hanno seguito e pubblicato fin dall’ inizio la situazione tigrina ed etiope.
A parte i media italiani della nicchia Africa, che trattano la tematica di quel continente nello specifico e a tutto tondo, non è stato così per i media mainstream.
Infatti da un anno si è parlato della guerra in Tigray come la “guerra silenziosa”, la “guerra dimenticata” perché da un lato non ci sono state informazioni in quanto è stata combattuta in totale blackout elettrico e comunicativo e i media internazionali non hanno potuto accedervi per scelte politche governative di “ordine pubblico” (qui si potrebbe aprire un capitolo a parte ma non è tema di questo mio articolo). Tutt’oggi, dopo più di un anno l’accesso degli aiuti umanitari sono bloccati, o meglio rallentati per prassi di sdoganamento, iter burocratici e politica che rallenta il tutto,
D’altra parte, parzialmente per questo motivo in Italia al TG nazionale, sui quotidiani e magazine online non se l’è filata nessuno la questione: poche notizie, anche perché nel contempo, come è palese, la tematica Africa per l’italiano medio viene associato alle parole “migranti”, “clandestini”, “ONG”, “povertà”, “mediterraneo” e non fa notizia più nemmeno la morte in mare di migranti, persone che quasi all’ordine del giorno si leggono segnalazioni di allarmi, morti e soccorsi negati. Da tener conto quindi che questo tipo di notizia non fa girare l’economia ergo non è sostenibile le azienda mainstream dell’ informazione che devono far quadrare il bilancio e far utili. Tant’è che questa consuetudine è stata parallela alla comunicazione governativa sulla questione “Etiopia”, quasi nulla a parte i comunicati iniziali e formali di preoccupazione e di dichiarazione di monitoaggio da parte del min. degli esteri.
…ma ad un certo punto la svolta.
Ma quando ad un certo punto, precisamente il 2 novembre 2021, è uscita la segnalazione da parte del governo etiope che dichiarava “Stato di emergenza nazionale in Etiopia” perché i partigiani del TDF – Tigray Defence Forces assieme agli alleati combattenti dell’ OLA – Oromo Liberation Front si erano avvicinati ad un paio di centinaia di chilometri da Addis Ababa, ecco che i media mainstream italiani hanno iniziato a pubblicare e condividere aggiornamenti. Nemmeno il massacro di centinaia di persona ad Axum ha fatto così tanto clamore nello stivale tricolore. Il primo media è stato Avvenire a pubblicare la segnalazione linkando il report di Amnesty International: mi ricordo che la notte prima avevo “intercettato” il report di Amnesty e ne avevo pubblicato subito la traduzione in italiano su questo mio blog.
Doverosa premessa questa per far capire l’argomento ed introdurre l’argomento della SEO – Search Engine Optimization legata alle informazioni, media e alla tematica Etiopia e Tigray.
Mi è giunta voce proprio nel periodo in cui il mainstream italiano si è iniziato a svegliare dalla modalità “dormiente”, a novembre 2021, che Focus on Africa ed Il Faro di Roma avrebbero subìto una censura perché sarebbero scomparsi dalla SERP, dai risultati di ricerca su Google News, per le parole chiave secche “Etiopia” e “Tigray”: fino a qualche settimana prima i due domini erano sempre tra i primi 5/10 risultati, sicuramente nelle prime ore di pubblicazione articoli per poi lasciare il posto a nuovi contenuti più freschi, ma sempre di domini legati ai media italiani della bolla “Africa”. Da quel periodo in poi invece c’è stato un totale ribaltone.
Da sottolineare che c’è un potenziale movente disquisito su Focus On Africa (la lettera di disappunto dell’ambasciata etiope a Roma verso gli articoli del giornalista Fulvio Beltrami) che potrebbe far supporre la pressione di qualcuno, il governo italiano? Quello etiope? La pressione della stessa ambasciata etiope in Italia? con conseguenza di richiesta censura a Google di alcuni articoli o addirittura di eventuali nomi legati a quegli articoli. Volendo evitare discorsi e ipotesi complottiste, ma cercando di restare il più possibile con i piedi per terra…
…ecco il punto focale di questo mio post. Non sono SEO, ma qualche nozione di base sento di averla per provare a confutare ed ipotizzare invece che potrebbe trattarsi non di reale censura ad personam, o penalizzazione verso alcuni domini nello specifico da parte di Google, ma invece potrebbe essere legato solamente a come lavora l’algoritmo di Google sia per il motore di ricerca generalista, sia per la sfera delle Google News.
Questa è una analisi che non definirei nemmeno basilare, ma più che altro ispirazionale e più per cercare di confutare con qualche dato la tesi della censura su citata: sicuramente non è esaustiva ma può dare qualche indicazione iniziale. La minimerrima analisi tratta i siti più visibili su Google News che sono interni alla “bolla” alla nicchia italiana dedicata all’argomento Africa, Etiopia.
DISCLAIMER: ho pubblicato il post sapendo che gli argomenti, dati, informazioni e dichiarazioni riportati e citati di seguito sono di pubblico dominio o recuperabili in rete tramite servizi online e quindi rintracciabili da chiunque.
Analisi effettuata l’ 8 dicembre 2021 su:
- data creazione dominio
- indicizzazione totale pagine per dominio
- indicizzazione per parola chiave “secca” (unica ergo molto competitiva rispetto alla ricerca di gruppo di parole chiave che circoscrive i risultati – Es.”Etiopia guerra Tigray”)
- backlink (senza diversificare purtropo tra follow e no-follow)
- focusonafrica.info (it/eng)
Creation Date: 2019-02-09
2910 pagine indicizzate
Etiopia: 1530
Tigray: 678
Backlink: 9064 (follow e no-follow) - farodiroma.it (multi lingua)
Creation Date: 2015-06-25
173000 pagine indicizzate
Etiopia: 11600
Tigray: 839
Backlink: 1394000 (follow e no-follow) - africarivista.it (italiano)
Created:2014-09-17
25300 pagine indicizzate
Etiopia: 24
Tigray: 32
Backlink: 122313 (follow e no-follow) - africa-express.info
Creation Date: 2013-04-02
12000 pagine indicizzate
Etiopia: 4173
Tigray: 1270
Backlink: 227904 (follow e no-follow) - sicurezzainternazionale.luiss.it (domino di terzo livello dominio – dominio primo livello luiss.it “forte”)
Created:1996-01-29
84300 pagine indicizzate
Etiopia: 9910
Tigray: 664
Backlink: 1279980 (follow e no-follow)
Si notino il numero di backlink (link da altri siti verso il dominio analizzato) che solitamente è una variabile che per i fattori SEO utilizzati da Google nel suo algoritmo di indicizzazione (i cui risultati di ricerca sono diversi per ogni utente loggato o no sul motore di ricerca – la profilazione serve proprio a questo perché Google possa fornire e vendere servizi ad hoc e sempre più mirati – in fin dei conti bisogna ricordare che Mr.G è sempre un’azienda che deve produrre utili) ne decreta in un certo senso e parzialmente la credibilità per i contenuti.
Da tener conto che la SERP, l’indice dei risultati di ricerca per parola/e chiave si diversifica oltre che per l’anagrafica/profilo utente anche tra ricerca su google e google news (magari dirò una fesseria e spero che qualcuno possa correggermi attraverso i commenti) due algoritmi differenti ma che interagiscono. Ulterirori variabili, fattori considerati dall’algoritmo sono quindi la geolocalizzazione, la lingua, se un sito è di primo livello, quanti anni ha il sito (il www. – ecco perché ho raccolto anche la data di registrazione del domino.tld)
Analisi esplicativa dei numeri a fondo post
Africa-express si allinea bene col discorso di backlink/credibilità e keywords Etiopia, Tigray, rispetto ad es. a FocusonAfrica che ha meno della metà di backlink. Per il Faro di Roma, anche se ha +1Mln di backlink, è più generalista (sempre rispetto agli argomenti trattati e non focalizzati alla sola Africa) ergo penalizzato per questa bolla rispetto agli altri siti che parlano di Africa “in tutte le salse”, seppur con notizie, articoli magari corti di 1 paragrafo, ma danno un ventaglio di parole chiave correlate alla principale molto più focalizzata per la nicchia.
NOTA: l’algoritmo non arriva ancora a discernere e capire il senso più profondo del contenuto di una pagina, anche se si avvicina molto con l’utilizzo della A.I. (intelligenza artificiale), e quindi si basa e da ancora più credito alla relazione tra parole chiave per pagina, per dominio. (anche qui se ho scritto una fesseria spero che qualcuno possa segnalarmelo attraverso i commenti e consigliarmi come rettificare, correggere)
C’è da considerare che i siti/domini più “forti”* per l’algoritmo di Google News, avranno maggior peso e quindi saranno più visibili tra i primi risultati nel momento in cui inizia l’escalation delle notizie ed aggiornamenti (per questo esempio il 2 novembre 2021) per quella nicchia (“Etiopia”, “Tigray”) che magari fino al giorno prima erano dormienti, rispetto a siti “meno forti” che hanno scritto costantemente nel tempo e più contenuti anche pregressi a quella data.
* = la “forza” è data da molte variabili: credibililità/molti più backlink, contenuti molto più tematizzati per una specifica tematica… e via dicendo – anche la data di creazione del nome a domino è un fattore molto importante, definito “basilare” per la credibilità di un sito rispetto ad altri della stessa nicchia – per questo ho riportato anche questo riferimento nelle informazioni di paragone. Esempio: FocusOnAfrica.info è il più giovane dominio registrato tra gli analizzati (2019) mentre luiss.it addirittura nel 1996 – si nota che compare nei primi risultati di ricerca su Google News e forse questi fattori possono spiegarne in parte la sua visibilità rispetto a Focus.
Esempio pratico ne può essere dato confutando l’ipotesi di quando i media online italiani un mese fa (ribadisco la data di dichiarazione “Stato di emergenza in Etiopia” del 2 nov. 2021) hanno iniziato a scrivere delle tematica: si è visto il ribaltone per Focus on Africa e Faro di Roma.
Un paragone tra motore di ricerca, risultati di ricerca, giochi in borsa e titoli.
Questa che segue è solo una metafora per far comprendere un po meglio a chi non è avvezzo ai discorsi tecnici, informatici ed ai motori di ricerca: spero che qualche addetto ai lavori SEO non se la prenda a male 🙂
Google o gli utilizzatori dei suoi servizi, come per chi gioca in borsa, possono cercare di far insider trading, per cercare di canalizzare, inquinare e posizionare le azioni che gli porterebbero guadagno (ergo possono cercare di lavorare sulle variabili in gioco che filtrano e regolano l’algoritmo che ha brevettato Mr.G per indicizzare) ma mai potranno, né Google né gli utenti, intervenire direttamente su un dominio in specifico (anche solo pensando che qualcuno paghi con una mazzetta Gogole per posizionare il proprio sito in testa ai risultati di ricerca per una determinata parola chiave – non si può).
E’ un po’ il can che si morde la coda, le regole le fa sempre Big G, ma a mio parere l’accusa di censura da parte sua magari sotto intimazione governativa va presa con le pinze… o meglio… la lettera di una ambasciata secondo me non è prova provante della penalizzazione/visibilità su Google News e bisognerebbe cercare di discernere tale variabile/prova/azione con le variabili/dati/analisi ed andamento delle keywords sul motore di ricerca, pena l’inquinamento e la confutazione errata.
Tutto questo è solo la mia popinione e un’analisi non andrebbe fatta in 1 giorno (30minuti per reuperare, approfondire per reddarre questo post/analisi, ma andrebbe analizzato un gap temporale di almeno qualche giorno/settimana e con strumenti specifici. Per la questione di accuse, contro accuse, fonti etc, lascio la palla a chi si occupa di giornalismo investigativo se proprio si volesse confutare e provare la tesi della censura da aprte di un governo verso uno specifico media italiano che tratta il tema Africa, Etiopia o Tigray.
NOTA: ovviemante questa mia “pseudo analisi” NON vuole confutare la parte prettamente socio-politica della lettera dell’ ambasciata etiope, della posizione di immobilismo del governo italiano, o della repressione o delle minacce di morte ricevute dal giornalista preso di mira (a cui va tutta la ia solidarietà) perché tutte queste accuse dovrebbero, lo spero, andar trattate nelle debite sedi e da personale competente per far prevalere verità e giustizia.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia