Lo stato di emergenza nazionale in Etiopia è stato imposto con effetto immediato dopo che le forze partigiane tigrine hanno affermato di aver conquistato diverse città negli ultimi giorni di novembre 2021, avvicinandosi sempre più alla capitale etiope Addis Abeba.
“Il nostro paese sta affrontando un grave pericolo per la sua esistenza, sovranità e unità. E non possiamo superare questo pericolo attraverso i soliti sistemi e procedure di applicazione della legge”, ha detto il ministro della Giustizia Gedion Timothewos a un briefing dei media statali. Il ministro ha sottolineato che chiunque violi l’emergenza rischia da 3 a 10 anni di prigione, per reati come la fornitura di supporto finanziario, materiale o morale a “gruppi terroristici”.
A maggio 2021 è stato decretato dal governo etiope che TPLF e OLA (denominato come “OLF-Shene” dal governo) sono stati dichiarati gruppi terroristici da perseguire a norma di legge come tutti i loro membri e simpatizzanti.
Per quanto riguarda lo stato di emergenza, l’ultima volta che è stata attuata era il febbraio 2018, subito prima della transizione dell’odierno Premier Abiy Ahmed Ali: periodo in cui venne imposto il coprifuoco e vennero arrestate migliaia di persone.
Oggi ribelli etiopi e gruppi di opposizione stanno stringendo un’alleanza politica contro il primo ministro Abiy Ahmed, secondo un portavoce dell’ OLA – Oromo Liberation Army.
Una cerimonia per la firma si terrà a Washington DC nei prossimi giorni per celebrare la formazione del gruppo che lavorerà per stabilire un governo di transizione in caso di caduta della sua amministrazione, ha detto al telefono il portavoce dell’OLA Odaa Tarbii al media Bloomberg.
Il cosiddetto Fronte unito delle forze federaliste etiopi unirà almeno nove entità tra cui il TPLF – Tigray People’s Liberation Front, che è stato in guerra con il governo di Abiy nell’ultimo anno, ha affermato il portavoce dell’ OLA.
Il documento di accordo politico, oltre TPLF ed OLA includerebbero altri 7 gruppi da “Afar, Agew, Benishagul, Gambela, Kimant, Samalia e Sidaman” che comprendono organizzazioni di lotta armata e pacifica.
“C’è questo equivoco sul fatto che siamo d’accordo a lasciare che il paese scivoli nel caos”, ha detto Tarbii. “Ci assumiamo ancora la responsabilità per la stabilità del Paese”. Altri membri del fronte includono l’Afar Revolutionary Democratic Unity Front, l’Esercito di Liberazione del Popolo di Gambella e la Resistenza di Stato somala, ha concluso.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia