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Tigray, denuncia del World Food Programme: a giorni finiranno gli aiuti alimentari

30/07/21 by Davide Tommasin

Martedì 27 Luglio, David Beasley, Direttore Esecutivo del WFP – World Food Programme, ha condiviso la sua segnalazione allarmante su Twitter per cui circa 170 camion con cibo e altre forniture sono “bloccati” nella vicina regione di Afar e “devono essere autorizzati a muoversi ORA”: “La gente muore di fame”.

Ha aggiunto che che nel Tigray sono necessari 100 camion di questo tipo al giorno per arginare il problema di carestia che avanza.

Il capo del WFP delle Nazioni Unite ha affermato che venerdì “finirà il cibo” nella Regione del Tigray come territorio di guerra, mentre centinaia di migliaia di persone stanno affrontando la peggior carestia del mondo di questa decade.

La pressione internazionale si era un minimo placata grazie alla dichiarazione del governo etiope sul cessate il fuoco unilaterale per scopi umanitari: si voleva lasciar spazio e tempo ai contadini di poter coltivare le terre e recuperare quel poco di raccolto per aiutarli alla sopravvivenza.

La pressione internazionale sta nuovamente aumentando, visto i segnali allarmanti e le denunce del WFP per cercare di dare priorità all’aspetto del supporto alimentare ed all’accesso incondizionato agli aiuti umanitari in Tigray.

L’Associated Press ha riferito che decine di persone hanno iniziato a morire di fame.

Dopo la denuncia di David Beasley, il governo etiope ha attribuito la causa del blocco dei camion umanitari in Afar accusando le attibvità militari del TDF – Tigray Defence Forces, considerati ed etichettati ufficialmente terroristi dal governo centrale.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che quella strada in Afar è l’unica via percorribile per il passaggio dei convogli umanitari verso il Tigray. Un convoglio del WFP che cercava di utilizzare quella rotta è stato attaccato il 18 luglio. L’insicurezza sia per i civli, ma anche per gli operatori umanitari e le loro attività di supporto alle persone resta allarmante e grave.

Il cessate il fuoco unilaterale da parte del governo sarebbe servito proprio a concedere una tregua per dare priorità al lato umanitario: è arrivato mentre il TDF, le forze dichiarate ribelli dal governo, riconquistava la capitale tigrina Mekelle e le truppe dell’ ENDF, l’esercito federale veniva ritirato da quell’area.

Definendo uno “scherzo malato” il cessate il fuoco, le forze di difesa partigiane del Tigray hanno promesso di proteggere la regione ed inseguire i “nemici” se necessario oltre i confini del Tigray.

“Le nostre forze stanno avanzando in ogni direzione e nessuno le fermerà, nemmeno la pioggia”, ha twittato martedì Getachew Reda.

Dopo il cessate il fuoco, il governo etiope si è preparato per una rinnovata offensiva nel Tigray, con manifestazioni pubbliche e iniziative di reclutamento. Circa 3.000 giovani si sono riuniti martedì nella capitale, Addis Abeba, per arruolarsi nell’esercito e denunciare il TPLF, che per 27 anni ha governato l’Etiopia, ma che a maggio 2021 è stato dichiarato ufficialmente organizzazione terroristica.

Oltre all’ arruolamento di giovani volontari etiopi chiamati alle armi per la difesa del Paese, ipotizzandoli al fronte come carne da cannone, aumentano nuovamente gli accessi di truppe eritree, di cui non si sapeva nulla sul loro reale ritiro dal Tigray come intimato dai buoni propositi del Premier etiope sotto pressione internazionale. E’ giunta notizia infatti che 40 camion pieni di soldati sarebbero entrati in zona Humera per dare supporto alla difesa del territorio alla milizia Amhara nella zona nord ovest del Tigray.

Il ministro della Difesa etiope Kenea Yadeta ha affermato: “Le nostre reclute seppelliranno il nemico e si assicureranno che la sovranità dell’Etiopia sia rispettata”.

Intanto nel resto del Paese la repressione etnica non sembra placarsi. I fermi e le profilazioni sono dichiarate tali dal govenrno centrale per la sicurezza dell’Etiopia perché considera ogni tigrino sospettato terrorista e anti governativo. Da parte dei tigrini la repressione e gli arresti di massa invece sembrano aumentare e vengono considerate un abuso delle forze di polizia federale ogni qual volta c’è un nuovo risultato da parte del TPLF, del TDF nel riconquistare qualche zona in Tigray.

In tutto questo, come per quei pochi migliaia di giovani volontari etiopi mandati al fronte con una minima formazione militare, in questo contesto chi ne sta pagando pesantemente le conseguenze,  sono i civili del Tigray. I tigrini sono presi di mezzo in questa guerra che non gli appartiene, quasi totalmente isolati dal mondo (viabilità stradale, elettricità, linea telefonica e dati, conti correnti e banche bloccate) e con le forniture di aiuti umanitari che stanno scarseggiando: stanno per finire totalmente le scorte alimentari se non si interverrà in tempo.

Davide Tommasin
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