Non solo il Tigray è in crisi ed in guerra.
E’ un conflitto che sta passando in sordina e distante dalla luce dei riflettori dei media.
Domenica il ministero della Difesa ha dichiarato che negli ultimi tre giorni si sono verificate violenze armate mortali nella città di Ataye e in molte altre aree delle zone speciali dell’Oromia.
Per questi motivi l’Etiopia ha dichiarato lo stato di emergenza nella parte meridionale dello stato regionale di Amhara.
Il ministero della Difesa afferma che nei vari giorni di attacchi da parte di uomini armati in queste aree, sono stati uccise un numero imprecisato di persone e distrutti considerevoli aree e proprietà.
Molti sono fuggiti dal conflitto armato.
Il comunicato continua affermando che nessun traffico armato sarà autorizzato a passare attraverso le città di Debre Sina, nel nord Shewa, alla città di Kembolcha.
Ha suggerito anche il coinvolgimento nella violenza delle “strutture governative” nelle aree centrali del paese che si trovano a soli 250 chilometri dalla capitale Addis Abeba.
Le zone in questione sono quelle abitate da etnie Amhara e Oromo.
La dichiarazione afferma che ci sono forze che lavorano per mettere i due gruppi etnici l’uno contro l’altro.
In aggiunta viene sottolineato che l’esercito federale in collaborazione con la gente stava lavorando con successo per reprimere la violenza in molti altri luoghi in tutto il paese.
Questa situazione mette in luce che la situazione anche al di fuori dei confini regionali tigrini, non è stabile e sicura: questi eventi, ormai protratti da mesi, sono l’apice di tensioni che sono endemiche da decenni.
Saranno una variabile da considerare anche per valutare l’andamento delle prossime elezioni del prossimo giugno 2021.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia