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Analisi di un conflitto, il Tigray è solo una pedina in gioco

9 Aprile 2021 by Davide Tommasin

Gli Stati Uniti, forniranno 152 milioni di dollari per prevenire la potenziale carestia in Tigray.

L’ Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha affermato che quest’ azione ha portato il contributo da parte degli USA per il supporto del Tigray a quota 305 milioni di dollari totali.

Questa somma sarà affiancata da un team statunitense sul campo e questi soldi sosterranno la fornitura di cibo, acqua, riparo e cure mediche per ben 3 milioni di persone nella Regione del Tigray.

L’ Agenzia nel contempo ha esortato altri donatori all’ aumento dei contributi “immediatamente” in quanto dichiarazioni delle Nazioni Unite paventano il rischio ingente di carestia.

Questa ipotesi è condivisa ed è stata trattata approfonditamente e supportata da dati ed evidenze, nel report pubblicato da Peace World Foundation il 06/04/2021.

PWF nel suo report indica che non ci sono metodi per calcolare il numero effettivo e preciso, ma da stime rilevate da prove e testimonianze sul campo, si stima che nel Tigray meridionale ed orientale, le aree più colpite dalla crisi alimentare, negli ultimi due mesi possono essere morte tra le 50 e le 100 persone al giorno per fame.

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha chiesto “un accesso completo e senza ostacoli” in Tigray.

“È assolutamente fondamentale per la comunità umanitaria non solo aumentare la sua risposta, ma anche garantire che l’assistenza umanitaria raggiunga le persone bisognose”

Etiopia e Stati Uniti sono partner di lunga data, ma gli USA sono sempre più allarmati da quando il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed è entrato in guerra il novembre scorso.

Ricordiamo che il Segretario di Stato americano Antony Blinken qualche settimana fa aveva parlato di azione di “pulizia etnica” nel Tigray.

L’alleanza dell’ ENDF con le milizie amhara e con la partecipazione dell’esercito eritreo, che, a detta del PM Abiy doveva essere solo una “rapida azione di polizia” per fermare e bloccare il TPLF, si è tramutata in vera e propria guerra ancora in corso.

Ormai è tangibile che si voglia disgregare territorialmente, ma anche culturalmente il Tigray come popolo.

Ieri AP pubblica e riporta la testimonianza:

“Le autorità di Amhara ora responsabili della vicina città di Humera hanno preso la carta d’identità originale di Seid Mussa Omar che mostrava la sua identità tigrina e l’hanno bruciata, ha detto l’infermiera dal tono pacato. Sulla sua nuova carta esaminata dall’AP, emessa a gennaio con la lingua amarica, un timbro amhara e un bordo di cuoricini, anche la parola Tigray era scomparsa.”

Il consigliere statunitense per la sicurezza nazionale, in una telefonata con il vice primo ministro etiope Demeke Mekonnen, ha ribadito ed insistito sulle richieste di uscita delle truppe eritree occupanti il Tigray e per un accesso sicuro ed illimitato sul territorio da parte degli aiuti umanitari.

Nel contempo l’ instabilità si fa sentire non solo in Tigray, ma anche nel resto del’ Etiopia: mentre in Oromia lo stato maggiore OLF-OLA pubblica il comunicato per rivendicare un attacco, uccisioni e violenze da parte delle truppe eritree al loro popolo, al contempo Reuters fa sapere il 06/04/2021 che sul confine delle regioni Afar e Somali, ci sono stati più di 100 morti civili come riportato da Ahmed Humed, vice commissario di polizia per la regione di Afar (un articolo di approfondimento lo scrive Fulvio Beltrami)

Il governo etiope, più precisamente il Ministero della Pace, inaugurato dal governo di Abiy Ahmed nel 2018, porta la guerra diplomatica oltre i confini nazionali, ovvero negli Stati Uniti, assumendo una società di lobbyng, visto le crescenti critiche ricevute dagli USA sulla gestione del conflitto in Tigray.

Il Ministero della Pace, diretto da Muferiat Kamil (nella foto) ha firmato un contratto di 6 mesi con lo studio legale Holland & Knight, per un ammontare di 45.000 $/mese.

L’azienda fornirà “consulenza strategica e assistenza per le relazioni con il governo federale” al Congresso e all’amministrazione di Joe Biden.

Il contratto viene stipulato più di un mese dopo che da parte dell’ ambasciata etiope in America, aveva incaricato la società di lobbyng Venable per difendersi dall’ attacco di gruppi di attivisti etiopi-americani e di gruppi per i diritti umani che denunciavano e recriminavano sempre più a gran voce gli abusi, la pulizia etnica in Tigray da parte del Governo etiope e degli alleati amhara ed eritrei.

Karl Von Batten, un lobbista del Tigray Center for Information and Communication, con sede ad Alexandria in Virginia, ha suggerito che l’incarico alla società Holland & Knight potrebbe essere l’evidenza tangibile che il governo etiope sia sulla difensiva e preoccupato che l’ amministrazione del Presidente Joe Biden potrebbe attuare eventuali azioni esecutive nei suoi confronti.

Von Batten ha dichiarato a Foreign Lobby Report:

“Non si assoldano avvocati (da parte del gov. etiope n.d.r.) che esercitino pressioni, soprattutto da uno studio legale così grande, a meno che non si sia preoccupati per alcuni importanti problemi di contenzioso”.

I player internazionali ed il governo etiope sono giocatori di una partita la cui scacchiera si chiama Etiopia e una delle pedine è il Tigray.

Davide Tommasin
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