Il discorso di questa grande opera, della diga va avanti a singhiozzo da 10 anni tra i 3 attori in gioco: Egitto, Sudan edEtiopia.
Al-Sisi ha dichiarato:
“Non sto minacciando nessuno qui, il nostro dialogo è sempre ragionevole e razionale”
ed ha aggiunto:
“Ripeto ancora una volta nessuno può prendere una goccia dall’acqua dell’Egitto, e se succederà ci sarà un’inconcepibile instabilità nella regione.”
“Ogni atto di ostilità crea instabilità … ma la nostra reazione nel caso in cui venissimo colpiti” (da una riduzione dell’approvvigionamento idrico dell’Egitto) “influenzerà la stabilità dell’intera regione”, ha dichiarato in una conferenza stampa ad Ismalia.
La diga in via di ultimazione dei lavori è nata per ricevere le acque del Nilo Azzurro in Etiopia e a detta del Premier Abiy Ahmed produrrà una ricaduta positiva a partire dalla fornitura di elettricità per i 110 milioni di etiopi.
“L’ Etiopia non ha alcuna intenzione di causare danni al Sudan e all’ Egitto. Ma non vogliamo nemmeno vivere nell’oscurità” ha dichiarato la scorsa settimana il primo ministro etiope.
Le acque del Nilo attraversano 10 Paesi portando fertilità e vita.
Il Pimo Ministro Abiy Ahmed vede il GERD come una possibilità di crescita e benessere per l’ Etiopia.
Il Sudan che si trova a valle, teme che le acque delle sue dighe siano letteralmente a rischio idrico se il GERD verrà riempito a regime prima di un accordo tra le parti.
Al-Sisi, presidente dell’ Egitto, Paese anche questo a valle e che dipende per il 97% dalle acque del Nilo, vede come una minaccia la mega diga in Etiopia.
La quota egiziana delle acque del Nilo “è una linea rossa”, ha detto Al-Sisi.
Il Ministro degli Esteri etiope Dina Mufti, martedì scorso in una conferenza stampa ad Addis Abeba, ha dichiarato che l’ Etiopia è rimasta impegnata a mantenere i colloqui tra le parti e che coinvolgono anche l’UA – Unione Africana.
Il Sudan il mese scorso ha proposto la mediazione di UA, UE, UN e Stati Uniti che è stata accolta dal Cairo, ma non da Addis Abeba.
La questione del GERD si lega strettamente anche al Tigray ed alla guerra iniziata il 4 novembre scorso, in quanto Etiopia e Sudan sono sul piede di guerra, letteralmente, con i loro mezzi pesanti dislocati lungo il confine per questioni legate al flusso di rifugiati tigrini che hanno sconfinato in Sudan, ma anche per questioni prettamente territoriali in cui i due Paesi rivendicano delle terre uno nei confronti dell’ altro, questioni pregresse alla Guerra nella Regione etiope.
La posizione dell’ Egitto invece si può vedere come fedele alleato del Sudan proprio per la questione GERD e contesa delle acque del Nilo con l’ Etiopia.
Bisognerà capire come il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed riuscirà a venirne a capo e a trovare l’equilibrio per risolvere o cercare per lo meno di mediare alla crisi ed all’ instabilità che a creato, volente o nolente, all’ Etiopia.
Un po’ nerd, un po’ ciclista con la voglia di tornare a girare l’ Etiopia